Territorio

Una Stazione di posta per riflettere sulle avanguardie politiche in tema di welfare

Una Stazione di posta per riflettere sulle avanguardie politiche in tema di welfare

In che modo delle ronde di quartiere e una raccolta di firme contro la realizzazione di un ostello per persone senza dimora a Boccea sono occasioni per raccontare come stanno cambiando le politiche di welfare e un modo per interrogarsi su possibili avanguardie politiche?

La Stazione di posta che verrà ospitata in un immobile di proprietà del municipio XIII in via Pier delle Vigne è stata al centro dell’incontro “La cura” di mercoledì 12 marzo presso l'Officina Lebowski, con la partecipazione dell'assessora capitolina Barbara Funari, Alice Basiglini di Baobab Experience, Gianluca Peciola e Christian Raimo.

Una struttura accoglienza multifunzionale che verrà realizzata grazie ai fondi del Pnrr, per offrire un tetto, sostegno e supporto alle persone più vulnerabili tra chi è costretto a vivere in strada. Gli ultimi degli ultime. Se la Stazione di posta è stata per Daniele Giannini un pretesto per criminalizzare la povertà, facendone obiettivo e argomento politico, con tanto di ronde e raccolta di firme contro, ha anche offerto un'occasione per aprire uno spazio pubblico di informazione prima e discussione poi, ricco e fertile.

Un punto di partenza per riportare l'attenzione dai problemi reali del quartiere, per soffermarsi sui rischi percepiti dalla cittadinanza, per riaffermare l’inderogabilità della difesa delle persone più fragili.

Accoglienza a Roma: un impegno sociale per la dignità e l'integrazione

“L'accoglienza è una proposta per tutelare i più fragili ma anche per migliorare la qualità della vita nei quartieri”, ha spiegato Barbara Funari, Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, per raccontare il progetto più ampio delle Stazioni di posta. Le politiche per le persone più fragili, tra cui i senza fissa dimora, rappresentano un dovere per il Comune, un mandato istituzionale del sociale e una missione del welfare, che richiede investimenti in nuovi spazi dedicati al sociale e alla cura, in questo caso arrivati dai fondi PNRR. La struttura di Pier delle Vigne, con una capacità di otto posti, sarà inserita nel circuito di accoglienza e si occuperà anche e soprattutto di persone in condizioni di maggior vulnerabilità.

Un modello interessante, un luogo aperto al territorio, partecipato dalla comunità, nel caso di Via Pier delle Vigne anche riqualificando l'area verde esterna. Sono nove progetti in totale (Stazioni di posta) a Roma che mirano a supportare le persone in povertà attraverso servizi, inclusione sociale e accesso a risorse e tirocini formativi, grazie alla collaborazione con le associazioni di volontariato, al collegamento con ASL e i Servizi per l'impiego.

Ad Alice Basiglini di Baobab, il compito di raccontare l’esperienza di "Welcome Net", progetto per l'accoglienza e il supporto dei migranti in transito, nato presso la stazione Tiburtina: un info-point ("Welcome Center") per fornire informazioni e una safe house ("Welcome Home") per accogliere le persone più vulnerabili. Il progetto, un modello di welfare che mette al centro la dignità umana e il diritto alla mobilità, è gestito dal II Municipio in collaborazione con diverse organizzazioni del terzo settore e con il supporto di Medici Senza Frontiere e altre associazioni.

“Chi fa richiesta di asilo nel nostro Paese è spesso destinato a vivere per strada”, sottolinea Alice Basiglini, eppure la legittimazione dell'esistenza di queste persone che già ‘abitavano’ gli spazi della Stazione Tiburtina e l'offerta di supporto e spazi informativi dignitosi hanno suscitato resistenze e opposizioni. Reazioni basate su una percezione del rischio amplificato e distorto che mostra quanto sia ancora necessario un impegno costante per promuovere una cultura dell'accoglienza e per contrastare i pregiudizi e le discriminazioni che ostacolano l'integrazione dei migranti.

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Chi fa richiesta di asilo nel nostro Paese è spesso destinato a vivere per strada

Alice Basiglini Baobab Experience

Il dovere inderogabile della solidarietà sociale, economica e politica è un tema oggi eversivo

La genesi della fragilità del terzo settore e la necessità di recuperare una ‘cultura del Novecento’ più attenta alle vulnerabilità sono al centro dell’intervento di Raimo che riporta l’attenzione sull'articolo 2 della Costituzione che sancisce il dovere inderogabile della solidarietà sociale, economica e politica.

Un principio che oggi sembra essere ‘eversivo’, ‘terroristico’.Il tema dei senza fissa dimora, nell’ambito più generale delle vulnerabilità, è il più complesso e multifattoriale, legato a condizioni di marginalità estreme e talvolta radicali. Per immaginare la presa in carico dei senza fissa dimora serve un coordinamento efficace tra strutture con forme statutarie diverse che volenti o nolenti si trovano ad affrontare il tema della proceduralizzazione del welfare.

Se da un lato esperienze come “Welcome Net" o le “Stazioni di posta” somigliano ad avanguardia politica, dobbiamo sempre continuare a chiederci se non si rischia ‘mettere delle pezze’ a un welfare sempre più depotenziato, se non demolito, azzerando così il conflitto politico che è stato promotore e matrice di grandi cambiamenti.

Raimo lascia il ‘peso’ di questa riflessione, e in parte Eric Reinhart su Nature Magazine aiuta ad allargare l’orizzonte: “Le scelte politiche sulle infrastrutture per l’assistenza, sulle tasse e la disuguaglianza economica, sulle normative ambientali e riguardanti i consumatori, gli alloggi pubblici e i diritti dei lavoratori sono intrinsecamente politiche.

Determinano chi vive e chi muore, quanto conta la vita e soprattutto di quali persone”. La vera crisi, come sottolinea Reinhart, non è che la salute pubblica sia stata politicizzata, ma che “non sia stata politicizzata abbastanza”.Uno sguardo questo da porre anche sulle politiche per il welfare, per non arretrare di un passo nella difesa dei più fragili e per costruire una società più giusta e inclusiva.

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