Leggere fuori, cambiare dentro

Ogni anno, intorno all’8 marzo, si tiene Leggere Fuori, una rassegna dedicata alla parola, alla memoria e alla lotta, per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. Quest’anno, il 1° marzo, l’iniziativa ha preso vita alla Sala Basaglia, nel Padiglione 26 dell’ex manicomio di Monte Mario. Un luogo simbolico, denso di storia, che ha ospitato un primo marzo femminista e libertario davvero significativo.
Più di cinquanta lettrici e lettori si sono alternati sul palco, portando con sé parole potenti, storie, poesie, testimonianze. È stata una vera maratona di lettura che ha toccato corde profonde, restituendo voce e visibilità alle esperienze delle donne. Un incontro vivo, partecipato, che ha saputo unire generazioni e sensibilità diverse, tutte animate dalla stessa urgenza: trasformare la cultura per scardinare il patriarcato.
Il linguaggio sta cambiando, e con esso il modo in cui ci intendiamo. Le parole si fanno strumento di liberazione, relazione e consapevolezza. È così che si costruisce la terza ondata del femminismo, un movimento inclusivo che parte dai quartieri, attraversa le vite quotidiane, e immagina un mondo più giusto.

Coltiviamo insieme un’educazione nuova, popolare, che passa di mano in mano, di voce in voce.
È nel fare collettivo che la differenza si trasforma in qualità.
Immaginiamo, insieme, un futuro possibile: un mondo senza padroni né patriarchi.
Siamo tutte e tutti interconnessi da un desiderio di cambiamento profondo: diritti, libertà, uguaglianza. Senza più silenzi. Senza più vergogna. Le letture ne sono state la prova, con frasi che restano nella testa e nel cuore:
“Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare in un pozzo oscuro.”
“Apparteniamo a una tradizione di schiavitù ereditata.”
“Sarà difficile liberarsi, ma quei pozzi sono la nostra forza. Quando siamo laggiù, diventiamo capaci di accogliere. Là si creano legami invisibili tra donne.”
“In realtà, siete voi uomini a buttarci nel pozzo.”
“Ricordati che c’è amore. Ricordati che c’è libertà.”
“Sono state le donne ad annaffiarmi i piedi, a nutrirmi di verità.”
“Ho ballato per sei giorni. Poi mi hanno portata a San Vito per farmi l’esorcismo.”
“Allora vi dico: quando vi prende, ballate!”
“È attraverso la fragilità che opera la rivoluzione.”
“La mestruazione è l’unico sangue versato in pace sulla terra.”
Un primo marzo intenso, emozionante. L’anno prossimo ci sarò anch’io, a leggere fuori, in prima persona. Perché fare cultura direttamente nei quartieri è già un atto rivoluzionario.
Coltiviamo insieme un’educazione nuova, popolare, che passa di mano in mano, di voce in voce. È nel fare collettivo che la differenza si trasforma in qualità.
Immaginiamo, insieme, un futuro possibile: un mondo senza padroni né patriarchi.